Ecco il Capannone #18, da officina a hub tecnologico

Ecco il Capannone #18, da officina a hub tecnologico

La riqualificazione del Capannone 18 delle Reggiane, edificio strategico del Parco Innovazione di Reggio Emilia, è terminata.

L’intervento è stato promosso da Comune di Reggio Emilia e sviluppato da Stu Reggiane spa, società di trasformazione urbana pubblico-privata costituita dallo stesso Comune e da Iren Rinnovabili, nell’ambito del vasto programma di recupero e valorizzazione dell’area delle Officine Reggiane e del quartiere Santa Croce, quale luogo di sviluppo economico, cultura, relazione e formazione.

La riqualificazione del Capannone 18, progettata e diretta dall’architetto Andrea Oliva ed eseguita dall’impresa Allodi di Parma, ha riguardato 8.600 mq tra uffici e laboratori, articolati in 7 unità immobiliari in grado di ospitare circa 400 persone,  per un investimento totale di 15 milioni di euro (iva inclusa), finanziati in parte da risorse pubbliche (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Piano nazionale Città) e in parte da risorse private dei soggetti acquirenti.

Nel Capannone 18 si sono già insediate o si installeranno prossimamente, con i loro laboratori di ricerca, trasferimento tecnologico e uffici, imprese importanti, con interesse verso programmi di ricerca e sviluppo, quali: Ask IndustriesBema/Elettric80, Grasselli spa, Studio Alfa Webranking.

DA GRANDE ‘BASILICA’ DELLA MECCANICA DEL NOVECENTO… – Il Capannone 18 è un colosso di di 174 metri di lunghezza e largo 40, che costituisce la sponda nord del quadrante sud-est dell’area Reggiane: un segmento del tessuto urbano caratterizzato da quelle che vengono chiamate “grandi basiliche”, per la loro tipologia ‘a transetti laterali’. È una cattedrale della meccanica, ed ora delle moderne tecnologie, composta da tre navate di altezza diversa: a sud la minore a falda unica di 8 metri, al centro la maggiore a doppia falda di 18 metri e a nord quella a due spioventi di 15 metri.

L’architettura è costruita su uno scheletro di 28 portali in acciaio chiodato, che compongono una prospettiva organizzata in piazze di lavoro, in cui si ospitavano differenti fasi della costruzione di enormi serbatoi, locomotive a vapore e altri componenti meccanici. Il Capannone 18, ai temi delle Officine meccaniche Reggiane era infatti chiamato “caldareria”. Parte integrante della geografia delle Reggiane, questo edificio testimonia il periodo di massima estensione, sia operativa che commerciale.

Il ‘paesaggio’ interno è separato da quello esterno da murature in mattoni che, opportunamente collegate da archi (a sesto ribassato e paraste), sorreggono le capriate in acciaio. Finestre a nastro per tutta la lunghezza e ampi portali d’accesso filtrano la luce necessaria ai piazzali interni di lavoro, svelando quel rapporto reciproco tra paesaggio incluso ed escluso.

La grande fresa presente nell’ingresso ovest è il guardiano del Capannone 18. Depredato, spogliato e smontato in ogni parte, il macchinario-simbolo ha però resistito per consegnarsi alla comunità come testimone resiliente della cultura della fatica, del lavoro, del sacrificio. Ma anche dell’ingegno, della sapienza e dell’intelligenza. Una sfinge contemporanea, quasi impossibile da replicare, che continuerà a custodire la memoria di una intera comunità sotto lo sguardo vigile del carroponte.

… AL RESTAURO PER FARNE UN LUOGO DA VIVERE… – “In un contesto in cui la testimonianza è così fragile, al punto tale da far perdere il significato di memoria, la vera innovazione progettuale sta nella conservazione integrale. Un restauro totale non solo del manufatto, ma anche dei residui di processo, delle macchie, delle scritte, delle imperfezioni”, spiega l’architetto Andrea Oliva.

Si recuperano e rendono leggibili i ‘segni del tempo’, vengono consolidati e trasformati in un insieme di informazioni, note, appunti e racconti, trasformando tali segni in una ‘narrazione del tempo’, del lavoro e della vita alle Reggiane.

“Il Capannone 18 – continua Oliva – rivela all’interno la sua storia, come una grande sala affrescata dove si moltiplicano le prospettive e i punti di vista. La fabbrica, dopo la bonifica dall’amianto e il consolidamento strutturale, ha ritrovato il suo aspetto originale; le prospettive interne, proprio per loro dimensione, appartengono alla più ampia scala urbana, a tratti persino paesaggistica. La struttura così riconfigurata richiama quella di un quartiere, di uno spazio urbano appunto, pur mantenendo l’identità e la postura dell’officina nei suoi elementi strutturali storici”.

La sostituzione per parti del manto di copertura hanno introdotto ampi scorci di luce naturale, che hanno permesso una reinterpretazione dello spazio: corti urbane su cui si attestano nuovi affacci, piazze e attraversamenti. I muri di cinta e dei grandi capannoni si ‘decostruiscono’, coagulando paesaggio interno ed esterno verso l’unica esperienza urbana della città.

… E UN HUB TECNOLOGICO CONTEMPORANEO – Coniugare testimonianza e innovazione è stato possibile grazie a una nuova costruzione (l’interno nuovo) nel già costruito (l’edificio storico). L’esterno prosegue all’interno mediante la sequenza di portali e squarci zenitali. Il paesaggio delle Reggiane, di piazzale Europa, del quartiere Santa Croce entra ovunque nel Capannone 18, dilatando il senso di appartenenza.

Gli spazi ad alta tecnologia dei laboratori sono stati realizzati mediante la giustapposizione di blocchi in legno, introducendo flessibilità e reversibilità degli spazi. “Le forme astratte, scorrevoli, disposte e sovrapposte, combinano un paesaggio di relazioni fisiche anche tra soggetti funzionali diversi, obbligandoli ad una necessaria contaminazione del sapere”, spiega ancora l’architetto Oliva.

Una contaminazione del sapere, scientifico-tecnologico e umanistico, che è filosofia del Parco Innovazione e matrice dell’Economia della conoscenza che nel Parco si va realizzando. “Un’architettura fisica per un modello di conoscenza, che promuove una comunità tecnologica, le cui radici ben si fondano nella Città delle Persone”.

Gli impianti, inseriti come residui del processo industriale, ricalcano le ‘geografie’ dei percorsi meccanici interni al fabbricato, riutilizzando passaggi, ‘forometrie’, mensole e travi.

Il Capannone 18 diviene così, oltre a un edificio novecentesco restaurato, recuperato e rifunzionalizzato, anche un elemento identitario, un segno forte del paesaggio urbano e del quartiere.

I volumi, inseriti all’interno del grande vuoto basilicale, sono adibiti prevalentemente ad uffici e laboratori e contribuiscono a mettere in relazione il rapporto di scala tra fabbrica e uomo.

Sul piano fisico e spaziale, nello stesso tempo, terrazze, sbalzi e ponti registrano il programma funzionale interdisciplinare a cui l’edificio è destinato, sottolineando il rapporto tra forma e funzione.

“Nei blocchi delle nuove architetture, prevale l’astrazione materica del legno e del policarbonato, per un dialogo mai competitivo con la sintesi costruttiva del Capannone 18”.

La configurazione dell’edificio si presenta all’interno a pianta semilibera, impostato su una maglia strutturale in acciaio con campate di circa 6 metri. Lo schema di layout, rispettoso del rigore della scansione della struttura, è tuttavia libero dal punto di vista distributivo, organizzativo e temporale. Il layout interno è un racconto sospeso tra passato e futuro, dove le aziende contribuiscono a determinarne la qualità relazionale e funzionale.

All’esterno sono stati realizzati i manufatti per servizi tecnologici, per accogliere parcheggi privati e spazi tecnici; tali elementi trovano coerenza formale, in chiave sintattica, con la tipologia basilicale dell’architettura storica.

“Nel patrimonio architettonico dell’area Reggiane, persiste una verità dinamica, poiché si tratta di un insieme aperto, non definitivo, in perenne mutamento – osserva l’architetto Oliva – La reciprocità tra uomo e macchina ha conquistato un ruolo determinante, d’influenza su qualsiasi elemento architettonico, per risolvere con la massima efficienza il concetto di funzionalità. Se il processo industriale è stato il principale elemento di mutazione morfologica della fabbrica, la visionarietà e l’avanguardia sono stati i principi ispiratori della trasformazione tipologica di ogni singolo capannone”.

LINK AL COMUNICATO STAMPA DEL 29.03.2019

Foto di ©Kai-Uwe Schulte-Bunert

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Reggiane Parco Innovazione
Capannone #18
Viale Ramazzini, 39
42124 Reggio Emilia, Italia